Piano ridotto di 2/3
La settimana prossima l'Italia avrà il 20% in meno delle dosi del vaccino della Pfizer previste dagli accordi iniziali, il che che significa un'ulteriore riduzione di circa centomila fiale oltre a quella di 165 mila (il 29%) già imposta unilateralmente questa settimana dalla casa farmaceutica americana. Il Commissario per l'emergenza Domenico Arcuri conferma il taglio annunciato alle Regioni nella riunione di due giorni fa, nonostante Pfizer abbia garantito all'Unione europea che dalla prossima settimana le consegne torneranno invece «al 100% delle dosi previste settimanalmente». «Aspettiamo che alle comunicazioni facciano seguito delle previsioni e alle previsioni facciano seguito delle consegne che poi corrispondano alle comunicazioni e alle previsioni» risponde piccato il Commissario, sottolineando di esser «stato costretto a prendere atto con molto dispiacere che così non è».
Numeri alla mano, dunque, delle 465.660 dosi previste per la prossima settimana, ne arriveranno poco più di 372.500. Gli effetti di questi tagli sono già chiari: il primo è che la gran parte del nuovo carico in arrivo da lunedì sarà destinato ai richiami: «se hai vaccinato 1,3 milioni di persone, devi essere sicuro di avere 1,3 milioni di dosi per fare il richiamo» conferma Arcuri fornendo i numeri aggiornati: 1.266.402 italiani immunizzati con la prima dose, 18.871 con tutte e due. Il secondo effetto è il netto rallentamento della campagna: da 80mila persone vaccinate al giorno (con una punta di 92mila) nei primi 15 giorni, si è scesi a 28mila. Un taglio di due terzi: «rallentiamo per mancanza della materia prima».
Arcuri ha però garantito che non ci saranno più le disparità registrate la settimana scorsa, con regioni che hanno avuto un taglio anche superiore al 50% nelle consegne e altre che non hanno subito alcuna riduzione, deciso anche in questo caso autonomamente da Pfizer. Un elemento che ha spinto il presidente della Campania Vincenzo De Luca a parlare di situazione «gravissima e inaccettabile» e a chiedere al commissario una linea «di equità e oggettività assoluta». La soluzione che è stata trovata nel corso del vertice tra governo e regioni è quella di utilizzare le dosi che arriveranno da lunedì anzitutto per compensare «l'asimmetria della settimana scorsa».
Le restanti quantità, invece, verranno divise tra tutte le Regioni in base ai criteri già stabiliti. Nel frattempo, molti territori hanno rallentato le somministrazioni e diversi le hanno sospese, proprio per garantire i richiami. È il caso della Campania, dell'Emilia Romagna (si faranno solo 70mila richiami fino a domenica 24), del Lazio, per 4 giorni, e della Toscana. A partire dalla prossima settimana le Regioni però potranno contare sui primi 2.679 tra medici e infermieri che dovranno andare a rinforzare la squadra dei somministratori: le candidature sono state validate e dunque saranno operativi. Sale intanto l'attesa per il 29 gennaio, quando l'Ema dovrà pronunciarsi sul via libera al vaccino di AstraZeneca, perché è evidente che quello potrebbe essere il punto di svolta per far partire davvero la vaccinazione di massa. «Aspettiamo con ansia le determinazioni» ammette Arcuri, anche se si dovrà capire se ci saranno condizioni per l'immissione in commercio del farmaco, a partire da quali fasce d'età potrà essere destinato.
Non bisogna però farsi trovare impreparati e per questo è partita la gara per la realizzazione dei padiglioni temporanei che in tutta Italia dovranno accogliere i cittadini per le vaccinazioni, le 'primulè progettate da Stefano Boeri. Le aziende dovranno far pervenire le offerte entro il 27 gennaio, due giorni prima della pronuncia dell'Ema. E l'auspicio è che per quel giorno si possa riprendere da dove ci si è fermati: con la vaccinazione degli over 80 e dei circa 400mila italiani 'fragili', pazienti oncologici, ematologici e cardiologici.
Fonte Ansa