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Fonte Ansa
Sanità digitale per fare sistema tra professionisti: come modo per «mettere meglio in relazione il medico di medicina generale con lo specialista, non per sostituire il rapporto col paziente, che si basa sul contatto e sulla prossimità».
Questa la visione di Silvestro Scotti. Secondo Scotti, la sanità digitale, attraverso il Pnrr, dovrebbe poter consentire «la costruzione di una rete che permette di determinare modelli omogenei e aumentare intensità assistenziale dei medici di medicina generale sia presso il loro studio, sia presso le Case di comunità».
Queste ultime secondo Scotti, dovrebbero ricalcare quanto già previsto dalla Legge Balduzzi del 2012, con le aggregazioni funzionali dei medici di medicina generale: «avremmo delle Case di comunità spoke collegate a degli hub specialistici, che sono quelli del distretto della sanità territoriale».
Per il segretario Fimmg, i medici di famiglia possono lavorare e molto sulla prevenzione: «Dovremmo poter creare dei piccoli laboratori, dei 'min-lab' all'interno dei nostri studi, dove effettuare controlli, almeno annuali, di valori come glicemia ed emoglobina glicata, che permettano un inquadramento».
Secondo Scotti, ai medici di medicina generale dovrebbe essere consentita anche «l'assunzione di operatori socio-sanitari Oss o di figure amministrative, a carico del singolo medico ma il cui costo potrebbe esser riconosciuto al raggiungimento di obiettivi misurabili nella salute degli assistiti: il sistema ne beneficerebbe».
Preoccupano, invece, le previsioni che parlano di 5 milioni di diabetici, in Italia nel 2030. Stiamo parlando del 10% della popolazione adulta e del fatto che un medico di famiglia, con la carenza attuale e con il rischio che arriveremo più o meno a circa 2.000 pazienti per ogni medico, avrà potenzialmente da seguire 200 pazienti diabetici. Praticamente non potrà farlo che per tre-quattro volte all'anno».