RISCOSSIONE

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1. Coniugi che svolgono attività in un immobile detenuto a titolo di proprietà personale, quindi al di fuori del regime professionale, occupando in via esclusiva due ambulatori dei sette disponibili all’interno dell’immobile. Ulteriori due ambulatori sono concessi con contratto di locazione ad altri due medici in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale. Intendono concedere in locazione altri due ambulatori a due medici liberi professionisti operanti in regime di non convenzione. Ad eccezione per la condivisione della struttura informatica nell’ambito della medicina di gruppo tra medici convenzionati, non vengono fornite ulteriori attrezzature necessarie per l’esercizio dell’attività medica libero professionale o convenzionata. Si richiede parere circa:
   
   1. la sussistenza o meno dell'obbligo di riscossione accentrata ed in via subordinata; quale dei soggetti sia tenuto agli adempimenti?
   2. gli adempimenti riguardano, oltre ai rapporti intrattenuti direttamente con i pazienti dai liberi professionisti, anche le prestazioni dirette ai pazienti svolte dai medici convenzionati, quali i compensi per il rilascio di certificati?
   Ai sensi dell'art.1, commi 38 e 39, della L. 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), “La riscossione dei compensi dovuti per attività di lavoro autonomo, mediche e paramediche, svolte nell’ambito delle strutture sanitarie private è effettuata in modo unitario dalle stesse strutture sanitarie, le quali provvedono a:
   1. incassare il compenso in nome e per conto del prestatore di  lavoro autonomo e a riversarlo contestualmente al medesimo;
   2. registrare nelle scritture contabili obbligatorie, ovvero in apposito registro, il compenso incassato per ciascuna prestazione di lavoro  autonomo resa nell’ambito della struttura.
   L’obbligo della riscossione accentrata si realizza in presenza di due presupposti: soggettivo e oggettivo.
   In relazione al caso specifico in forza del fatto che la struttura informatica è condivisa solo tra i medici convenzionati, non sembrano delinearsi sotto nessun aspetto le condizioni qualificanti la suddetta struttura come una “struttura sanitaria privata”. A ciò dovrebbe inoltre valere la considerazione che auspicabilmente il canone di locazione ritratto dai proprietari/medici venga trattato come reddito di fabbricato e non come reddito professionale.
   

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