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Le terapie anticoagulanti sono molto utilizzate: dai dati di consumo emerge che in Italia ne fa uso l’1.5-2% della popolazione generale, circa un milione di persone. Le indicazioni di questi farmaci sono rappresentate, in ordine di frequenza, da: fibrillazione atriale (FA); tromboembolismo venoso (TEV); protesi valvolari. Le malattie tromboemboliche suscitano grande preoccupazione clinica a causa della loro elevata prevalenza e delle conseguenze, spesso fatali. Si stima che il tromboembolismo venoso (TEV) sia il terzo disturbo cardiovascolare più comune dopo la malattia coronarica e l'ictus. Per sessant’anni, l’effetto anticoagulante è stato ottenuto con i derivati cumarinici come il warfarin e l'acenocumarolo. Il meccanismo d'azione del warfarin comporta l'inibizione della vitamina K epossido reduttasi (VKOR) che è responsabile della conversione ciclica della vitamina K epossido in vitamina K idrochinone (forma ridotta). Il warfarin insieme ad altri VKA (farmaci Anti Vitamina K) presenta diverse limitazioni che ne complicano l’uso nella pratica clinica: inizio lento dell'azione, risposta imprevedibile, finestra terapeutica ristretta, frequenti aggiustamenti della dose, monitoraggio di routine della coagulazione, numerose interazioni farmacologiche e cibo-farmaco, sanguinamento intracranico, lunga emivita (fastidiosa in caso di intervento chirurgico d'urgenza). La ricerca farmacologica si è proposta di ovviare alle criticità degli AVK cercando di sviluppare farmaci orali con caratteristiche di sicurezza almeno sovrapponibili e con un meccanismo d’azione che ne renda più semplice la gestione del dosaggio e ne riduca le interazioni farmacologiche. Si è così arrivati ad altre due classi di anticoagulanti orali: la classe degli inibitori diretti della trombina (dabigatran) e la classe degli inibitori diretti del fattore Xa (apixaban, rivaroxaban ed edoxaban) che sono stati rapidamente accettati come alternativa al warfarin nella prevenzione dell'ictus nella fibrillazione atriale. I NAO o anticoagulanti orali diretti (DOAC) presentano evidenti vantaggi: effetto prevedibile senza necessità di monitoraggio, meno interazioni alimentari e farmacologiche, emivita plasmatica più breve e un migliore rapporto efficacia/sicurezza. I DOAC richiedono da parte del medico prescrittore una conoscenza approfondita delle loro caratteristiche farmacocinetiche e farmacodinamiche per garantirne il corretto utilizzo, il monitoraggio di laboratorio e l'adeguata gestione degli eventi avversi.
La determina AIFA che adotta la nota 97, ha esteso al Medico di Medicina Generale la prescrizione dei “NAO, nuovi anticoagulanti orali” per la fibrillazione atriale non valvolare (FANV). Questa scelta apre la strada a una maggiore capacità assistenziale dei medici di famiglia, che potranno infatti contribuire direttamente in termini di efficacia di presa in carico ed appropriatezza prescrittiva dei NAO e, al contempo, semplificare i percorsi burocratici cui fino ad oggi erano sottoposti i cittadini che necessitano di queste cure.
Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto Nazionale Anno 2019. Roma: Agenzia Italiana del Farmaco, 2020.
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con il contributo non condizionante di: Pfizer e Bristol Meyer Squibb