Comunicati Stampa
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Indagine Centro Studi Fimmg
Studio annuale su un campione di oltre mille medici: situazione più critica al sud e nelle isole
Quasi la metà dei medici di medicina generale (il 48,6%) ritiene che lo stato di salute dei propri assistiti sia peggiorato in seguito alla crisi e il 64,6% che i pazienti, a causa delle difficoltà economiche, trascurano la propria salute. Una percentuale che sale al 71,6% al Sud e nelle Isole. E’ quanto emerge dall’indagine condotta dal Centro Studi Fimmg “Fare i conti con la salute. Le conseguenze della crisi sul benessere psicofisico della popolazione”, presentata oggi a Roma.
Lo studio è stato condotto nei primi mesi del 2012, attraverso un questionario su un campione rappresentativo di 1050 medici di medicina generale, ed è contenuto in un volume a cura del Centro Studi Fimmg, pubblicato da Pensiero Scientifico Editore.
“Il questionario proposto al medico è stato articolato su più aspetti: sul suo profilo personale e professionale, sulla caratterizzazione sociale ed economica del territorio, sulla valutazione dello stato di salute e di benessere psicofisico generale dei pazienti e della domanda di servizi sanitari, sugli effetti della crisi sul lavoro del medico e sulle sue prospettive professionali” spiega il responsabile del Centro Studi Fimmg, Paolo Misericordia.
E’ del 43,4% la percentuale dei medici che riferisce che sia capitato spesso nell’ultimo periodo che i propri pazienti abbiano richiesto aiuto o indicazioni per la ricerca di un lavoro, mentre 9 mmg su 10 hanno affermato che “spesso” o “qualche volta” hanno ricevuto la richiesta di un aiuto per risolvere problemi familiari. La metà dei mmg ha l’impressione che siano molti i propri assistiti che hanno perso il posto di lavoro a causa della crisi economica (la percentuale sale al 63,5% al Sud e nelle Isole) e il 43% evidenzia che molti pazienti non riescono ad arrivare con i soldi a fine mese (il 60,3% al Sud).
L’89% dei medici nota, inoltre, che i pazienti in questo periodo sono più stressati e, 9 mmg su 10, che esprimono “disappunto” per la spesa dei vari ticket sanitari. Il 67,6% che i cittadini, a causa delle ristrettezze economiche, non vanno dal dentista per non pagare le prestazioni mentre il 64,7% ha l’impressione che, per timore di mettersi in cattiva luce con il datore di lavoro, rinunciano ad assentarsi qualche ora per effettuare accertamenti medici, anche se necessari.
L’effetto della crisi è serio, pesante e coinvolge tutte le sfere della vita anche per quanto riguarda i medici. Il 70,6% del campione è sfiduciato sul futuro, sulla propensione a investire (71,2%) e, soprattutto, sulle aspettative nei confronti della pensione (per l’88,7% è destinata a ridursi nel suo ammontare, e per l’84,5% è addirittura a rischio di poter essere percepita). I medici hanno timore che la penalizzazione economica della categoria e della sua potenzialità organizzativa, in relazione al prolungato blocco dei contratti, possa comportare un rallentamento dei processi di innovazione tecnologica (93,4%), un aumento degli accessi al pronto soccorso (72,3%), un aumento dei ricoveri ospedalieri (61,6%).
“L’indagine del Centro Studi conferma ancora una volta che il medico di medicina generale è un’efficace sentinella di quanto accade sul territorio del nostro Paese – commenta il segretario nazionale della FIMMG, Giacomo Milillo - I risultati della ricerca dimostrano che la crisi incide sul destino della salute della popolazione. In molti sono costretti a rinunciare a prestazioni sanitarie anche quando prescritte o comunque necessarie. Emerge con chiarezza che gli effetti della crisi sono pervasivi e causano uno stato di stress, di insicurezza e di grande apprensione negli individui, provocando anche una serie di condizionamenti negativi per la gestione del proprio bene salute. Lo stesso medico di medicina generale non nasconde la propria preoccupazione per il futuro”.
“Il medico di medicina generale, in quanto porta di primo accesso al sistema delle cure, è chiamato a rispondere prima di altri rispetto ai disagi subiti dall’utenza per la maggior richiesta di partecipazione alla spesa e per la costante riduzione del finanziamento del Sistema sanitario – sottolinea Paolo Misericordia - In questo contesto aumenta il disagio e l’insoddisfazione nei confronti del proprio ruolo professionale, esposto a continue difficoltà e intimamente minacciato nel rapporto fiduciario verso i propri assistiti. Un altro aspetto molto evidente riguarda il maggiore impatto che le conseguenze della crisi hanno su specifiche aree del Paese. I dati raccolti convergono nell’affermare che il Sud e le Isole sono le aree maggiormente penalizzate, a conferma di consapevolezze già diffuse, ma anche a ulteriore dimostrazione che le differenze note su indicatori di benessere e di salute, sulla possibilità di accesso a prestazioni sanitarie di qualità, sono esasperate dalla crisi economica”.