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Di seguito la lettera di Pier Luigi Bartoletti Vice Segretario Nazionale Vicario FIMMG sul quotidiano Il Giornale
Vi scrivo perché sono rimasto colpito dall'articolo pubblicato il 10 ottobre dal titolo «L'ultima trincea? Sempre i medici di famiglia». Sono un medico di famiglia e quello che l'autore scrive sinteticamente riassume il passato, il presente ed il futuro prossimo con oggettività e onestà intellettuale. Abituato a leggere e sentire ben altri commenti sul ruolo avuto nella pandemia dalla medicina generale, ringrazio anche a nome dei colleghi che ritroveranno un po' di soddisfazione nel fare il proprio lavoro. Lo spirito di molti infatti è mesto, molti colleghi giovani stanno ripensando alla scelta fatta, molti meno giovani chiedono i conteggi della pensione. Al di là di logiche sindacali, il danno che si sta facendo in questi mesi è inimmaginabile solo un anno fa. È un danno al Paese, al sistema pubblico, ai cittadini italiani. In nome di un Piano di rinnovamento si sta cercando di togliere il medico pubblico di fiducia del cittadino, sostituendolo con il medico dipendente dell'azienda. Nel 1978 la riforma Mariotti un'idea ce l'aveva, un medico a tutti gli italiani. Oggi invece? È chiaro solo che verrà offerta una tecnostruttura; più che una umanizzazione della sanità. Certo, il servizio va migliorato, reso al passo con i tempi e soprattutto unificato in tutta Italia. Come in tutte le guerre c'è chi ha fatto il proprio dovere, chi ha cercato di farlo, chi invece si è imboscato. Ma nella stragrande maggioranza siamo rimasti sempre aperti, non abbiamo mai interrotto l'attività, e nonostante poche frange sfasciste ci siamo riorganizzati per fronteggiare una pandemia in un Paese senza un piano pandemico, senza più un piano sanitario nazionale, senza neanche quelli regionali sacrificati sull'altare dei piani di rientro, senza neanche costi standard regionali, naufragati dopo anni di lavoro dei commissari governativi. Ci hanno etichettato come lobby, ma una lobby senza potere economico non è una lobby, magari è solo un sindacato. L'attacco alla Cgil è stato vissuto come un attacco alla democrazia, l'attacco al maggior sindacato della medicina generale no, come se fossero istituzioni diverse. Così vanno le cose al tempo del Covid, un misto di frustrazione, rabbia e voglia di vivere serpeggia nella società, l'emergenza tiene tutto, ma finita l'emergenza dovremo ripartire e vorremmo farlo pensando ad un sistema migliore e ad un Paese migliore, se prevarrà su coloro che coltivano interessi di bottega, pregiudizi ed opportunismo.