Su terze dosi serve programmazione, noi modello
Per organizzare la vaccinazione con la terza dose anti-Covid a una fascia di popolazione più ampia, gli over 40 da dicembre, «serve una giusta programmazione. Noi abbiamo mostrato al ministro della Salute, Roberto Speranza, un'altra opportunità, con l'utilizzo di una nostra piattaforma che permette di capire, in maniera predittiva, quanti saranno i pazienti che, mese per mese, devono fare la terza dose sulla base alle caratteristiche che vengono di volta in volta decise. Questo permetterebbe anche alla medicina generale di avere una sua programmazione, da inserire all'interno del progetto complessivo di offerta vaccinale. Così si lavorerebbe in maniera coordinata, anche nella prospettiva della sanità delineata dal Pnrr». Lo spiega all'Adnkronos Salute Silvestro Scotti, in merito all'allargamento della platea di italiani candidati dose booster. Per quanto riguarda la possibilità di coordinamento e programmazione, continua Scotti, che ha il suo studio di medico di famiglia a Napoli, «in Campania, ad esempio, sono favorito. Oggi ho somministrato 37 dosi perché ho la possibilità, attraverso la cooperazione applicativa (il 'dialogò tra la piattaforma dei medici di famiglia e quella regionale vaccinale, ndr), di individuare i pazienti per i quali scadono i 6 mesi e un giorno dalla dose vaccinale precedente. Senza questo strumento il medico, di fatto, deve risalire dalla piattaforma vaccinale regionale, alle persone candidate alla terza dose, una per una. Fondamentale, dunque, utilizzare modelli organizzativi come questo». La medicina generale, aggiunge, «è in grado di auto organizzarsi. E la mancanza di strumenti di cooperazione del genere, nelle istituzioni esterne alla categoria, ci conferma che la nostra autonomia organizzativa è migliore di una medicina generale gerarchizzata e amministrata dall'alto, come potrebbe essere con il passaggio del medico di famiglia alla dipendenza nel Servizio sanitario nazionale. Sapere in tempo reale, giorno per giorno, mese per mese, quanti sono i pazienti che hanno raggiunto i 6 mesi e un giorno dalla seconda dose vaccinale in questa fase diventa importante, anche per la programmazione vaccinale 'a più manì, se si vogliono coinvolgere, oltre noi, anche i farmacisti, qualche hub lasciato ancora aperto. Ed è importante che ognuno abbia chiaro quale è la sua parte».
Fonte Adnkronos