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«La politica la smetta di dire che la medicina del territorio e il Servizio sanitario non hanno funzionato» in pandemia. Lo ha chiesto Silvestro Scotti, nel suo intervento al convegno «Quale sanità dopo il Covid? Il medico di famiglia primo soggetto di prossimità», organizzato al Senato da Fratelli d'Italia. «Lo chiedo con forza alla politica. Questo messaggio negativo sta portando all'abbandono della professione», ammonisce. In diversi interventi, che riguardano la risposta alla pandemia, rileva Scotti «sembra che siamo di fronte a una sconfitta del Servizio sanitario nazionale. Io non sono d'accordo. Siamo stati tra i primi Paesi al mondo ad essere investiti da questo virus di cui nulla si conosceva. Forse abbiamo pagato il fatto che non tutti hanno avuto il coraggio di dire in tv che non sapevano contro cosa stavano combattendo. Sono state offerte certezze che non c'erano. E questo mina la fiducia». Tutto questo fa male ai professionisti che si sono sacrificati, così come le critiche infondate rischiano di allontanare i medici di famiglia dalla professione: «se passo una giornata a dedicarmi ai miei pazienti, a fare il mio dovere, a fare quello che posso con gli strumenti che ho ma continuo a leggere sui giornali che faccio 3 ore di studio dopo che ne ho fatte 8, che non rispondo al telefono quando ricevo messaggi di giorno e di notte, allora preferisco andare a fare il medico dei poveri, così come ho dichiarato in caso si decidesse di far passare i medici di famiglia alla dipendenza dal Ssn», conclude Scotti, sottolineando che per il dottore di famiglia l'autonomia è fondamentale così come lo è il rapporto fiduciario: per la salute dei cittadini «la linea di difesa vera è convincere il paziente a cambiare gli stili di vita, convincerlo a vaccinarsi», e per questo serve il rapporto fiduciario.
Fonte Adnkronos