La linea di Schillaci
A quasi tre anni dall'inizio del primo lockdown imposto dal Covid (8 marzo 2020), a breve assisteremo probabilmente all'annullamento delle poche restrizioni rimaste. «Al ritorno a una maggiore liberalizzazione», come ha dichiarato ieri il nuovo ministro della Salute, Orazio Schillaci. E non è tutto.
La Lega spinge per congelare fino a giugno le multe da 100 euro comminate agli over 50 che non si sono vaccinati entro il 15 giugno, compresi quelli che hanno saltato la terza dose. Il ministro per i rapporti col Parlamento Luca Ciriani fa sapere che nel decreto Aiuti, in discussione in commissione speciale, ci sarà un emendamento. Il termine per presentarlo scade oggi.
Un cambio di rotta annunciato e rapido. Il governo Meloni ha lasciato intendere di essere contrario a continuare lungo la strada degli obblighi. Ormai, d'altra parte, restava ben poco di quelli previsti dal precedente esecutivo. Oggi le mascherine sono ancora necessarie nelle strutture sanitarie, per medici e visitatori, e nelle residenze sanitarie per anziani dopo essere state dismesse sui mezzi di trasporto pubblici, aereo e treni. E poi c'è la questione dell'isolamento per i positivi, che al momento dura un minimo di cinque giorni se il tampone risulta negativo. Anche questo limite potrebbe essere rivisto.
Il radiologo esperto di medicina nucleare, che tre giorni fa si è insediato sul lungotevere Ripa prendendo il posto di Roberto Speranza, non ha perso tempo. In occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'università di Tor Vergata, di cui è stato preside della facoltà di Medicina e chirurgia e poi rettore, Schillaci ha espresso il suo pensiero: «Adesso vediamo. Stiamo riflettendo, sempre nel rispetto dei pazienti. Oggi l'infezione da virus Sars-CoV-2 è completamente diversa da quella che c'era una volta e quindi stiamo lavorando per fare in modo che man mano ci possa essere un ritorno a una maggiore liberalizzazione».
Al primo posto viene l'attenzione per i pazienti oncologici affinché «possano avere una sanità migliore, più equa, che non dipenda dalla disponibilità economica né da dove si nasce e si abita». Il riferimento è alla diseguaglianza prodotta da tanti sistemi regionali che oggi offrono tipi di assistenza diversi sul piano della qualità tanto che, come rileva uno studio dell'agenzia per i servizi sanitari regionali, l'Agenas, è ancora evidente il fenomeno della mobilità. In tanti cercano cure migliori lontano da casa.
Vecchio problema. Così come lo sono tutte le «pecche» elencate di nuovo dal premier Meloni nel discorso al Senato: applicazione dei Lae (i livelli essenziali di assistenza, cioè le prestazioni cui tutti i cittadini hanno uguale diritto) che cambia a seconda della geografia. Schillaci in una dichiarazione al Corriere aveva già indicato il suo favore all'istituzione di una Commissione che indaghi sulla passata gestione del Covid.
In altre parole, sembra proprio di essere di fronte a un cambio di rotta perlomeno nell'approccio alla pandemia i cui numeri stanno scendendo. La curva dei contagi è in flessione, non si è visto un nuovo, temuto aumento di ricoveri in terapia intensiva. L'Ema, l'agenzia europea del farmaco, prevede una nuova ondata fra qualche mese che potrebbe essere causata dall'ennesima variante del virus. Però a proteggere ci sono i vaccini.
Fonte: CORRIERE DELLA SERA