Ok per over 60 ma servono dosi
“Per mantenere il rapporto fiduciario che un medico di famiglia ha con i propri pazienti abbiamo bisogno di una garanzia su una fornitura costante e continuativa. E’ questo il problema principale che abbiamo segnalato anche al commissario Figliuolo. Ci rendiamo conto che le dosi sono poche, ma i medici di famiglia anche per la fiducia che un paziente ripone in loro possono diventare importante punti di accesso vaccinale”. Lo ha dichiarato all'AGI Silvestro Scotti puntualizzando che il cambiamento della fascia di età raccomandato per Astrazeneca non inciderà particolarmente sulla loro programmazione. “Ciò che farebbe, invece, la differenza, - ha ribadito Scotti - sarebbe avere contezza e certezza delle dosi consegnate ogni settimana. Se i medici di famiglia ricevessero 10 dosi al giorno, che è l'equivalente di un flacone di vaccino, e l’adesione a vaccinare arrivasse a 35mila medici potremmo arrivare a 350mila somministrazioni quotidiane. Abbiamo - ha concluso Scotti - intenzione di riprenderci il nostro ruolo che per ragioni di assoluta incompetenza è stato assegnato a modelli organizzativi diversi. I medici di famiglia hanno sempre vaccinato, e sono disponibili. E’ stata fatta una campagna di comunicazione sbagliata, attraverso gli hub vaccinali si è data l’impressione che per vaccinare bisognava avere un ambiente paraospedaliero. Il messaggio che arriva alla popolazione che quel vaccino va somministrato con un'attenzione particolare. La difficoltà che avremo è far capire ai colleghi che questa vaccinazione deve rispettare gli stessi criteri di quella contro l’influenza”. Il vaccino Astrazeneca è stato il terzo ad essere approvato, dopo Pfizer-BioNtech e Moderna, ed ha ricevuto l’ok dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) lo scorso 29 gennaio. Il giorno dopo è arrivata anche la risposta positiva dell’Aifa.
Fonte Agi