Campagna Italia rischia ritardi
Doveva essere il D-Day con lo sbarco in Italia e in Europa del vaccino americano monodose Johnson&Johnson, arma per rilanciare la campagna contro il Covid. Invece le notizie proprio dagli Stati Uniti proiettano un'ombra sul nuovo farmaco e sul piano presentato esattamente un mese fa dal generale Francesco Figliuolo. Le autorità sanitarie Usa hanno sospeso almeno per qualche giorno l'utilizzo del prodotto della Janssen - dato in un mese a 7 milioni di statunitensi - a seguito di pochi casi di reazione grave, tra cui uno mortale. Le analogie con la vicenda AstraZeneca sono evidenti - lo dicono le agenzie sanitarie Usa, che parlano di «scelta precauzionale» - e rischiano di ritardare ancora con l'effetto psicosi le somministrazioni alla popolazione italiana, che stavano facendo progressi tra gli over 70 (almeno una dose ad oltre il 45%). I vaccinati anche con richiamo hanno superato i 4 milioni, il 6,6% del totale, secondo il sito del governo. Il ministro della Salute Roberto Speranza prova a rassicurare: «Valuteremo nei prossimi giorni il da farsi, ma Johnson&Johnson resta un vaccino importante da usare». L'azienda ha fatto sapere che ritarderà il lancio in commercio del suo preparato in Europa, «in un'ottica di trasparenza e in attesa delle valutazioni delle autorità sanitarie Ue». «Prendiamo atto della dichiarazione secondo cui ritarderà le consegne dei vaccini - afferma la Commissione a Bruxelles -. Restiamo in contatto per seguire la situazione». Oggi le prime 184 mila dosi per l'Italia del vaccino 'one shot', più facile da conservare e da trasportare (non richiede temperature polari), sono arrivate all'aeroporto militare di Pratica di Mare. Lì per ora rimarranno, secondo quanto si apprende, in attesa che la situazione si definisca. In base al piano di Figliuolo, J&J dovrebbe consegnare 26,5 milioni di dosi entro fine dell'anno, di cui 7,3 milioni nel secondo trimestre appena iniziato che prevede anche 24,5 milioni di dosi Pfizer, 10 di AstraZeneca e 4,6 di Moderna. Entro fine giugno l'Italia attende 45 milioni di dosi - ha detto il commissario all'emergenza -, aggiornando di fatto il piano: come era infatti chiaro da tempo mancano all'appello 7,5 milioni di dosi di Curevac, un vaccino non ancora autorizzato.
I presidenti delle Regioni sono subito entrati in allarme per l'ennesimo colpo di scena. Alessio D'Amato, assessore alla Sanità del Lazio, teme «una tempesta perfetta» e chiede «una decisione rapida, chiara, definitiva, senza tentennamenti. Bisogna evitare ciò che è stato fatto con AstraZeneca». Speranza riunisce gli esperti e l'Agenzia del farmaco (Aifa) e dichiara che «appena Ema e gli Usa ci daranno notizie più definitive decideremo la strada migliore, ma io penso che anche questo è un vaccino importante». «Un film già visto con AstraZeneca, che aveva molti più casi sospetti - dice il ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini -. Non allarmiamoci. Il pronunciamento su J&J ha effetto limitatissimo sul piano vaccinale». Poi azzarda di nuovo la cifra di 500 mila vaccinazioni al giorno, spostandola a «fine aprile-inizio maggio», nonostante la media dell'ultima settimana sia stata di 277 mila e il commissariato all'emergenza abbia stimato come raggiungibile quota 315 mila dal 16 e al 22 aprile, con 4,2 milioni di dosi in arrivo. Del resto con 8 milioni di dosi in tutto nel mese, di più non si potrebbe fare. Intanto le cifre dicono che il 15,4% degli italiani, oltre 9,4 milioni, ha ricevuto almeno una dose di vaccino, secondo i dati del ministero della Salute (16,2% in Germania, 16,4% in Spagna). Tra gli over 80 la percentuale sale al 75%, il 24,6% tra i 70 e i 79 anni, le due fasce d'età sulle quali ci si sta concentrando. Una volta vaccinati gli anziani si completerà l'immunizzazione del personale scolastico e di forze dell'ordine e militari - sospesa per dare la precedenza ai fragili -, in tutto circa 700 mila persone in attesa della prima dose, secondo le stime. Le Regioni devono rispettare il criterio delle fasce d'età, dice Speranza, «perché chi è più anziano rischia di perdere la vita». Una risposta al presidente della Campania Vincenzo De Luca che ha annunciato ieri l'intenzione di vaccinare al più presto le categorie produttive. Poi il ministro si lancia ad auspicare una 'green card' vaccinale per spostarsi non solo nei Paesi Ue, ma anche in quelli del G7, che comprendono Usa, Giappone, Canada e Gran Bretagna.
Di Luca Laviola – Fonte Ansa