Finora solo singoli accordi di qualche regione
Il protocollo d'intesa che Governo e regioni stavano discutendo con i medici di famiglia per coinvolgerli nelle vaccinazioni anti-Covid, «si è bloccato e per ora ci sono solo alcuni accordi conclusi da singole regioni con i medici di medicina generale». A dirlo all'ANSA è Silvestro Scotti. «Il coinvolgimento dei medici di famiglia è una conditio sine qua non, specialmente con la pandemia ancora in corso, per le vaccinazioni», rileva Scotti. Tuttavia, il percorso iniziale che era stato avviato con il ministro della Salute, il presidente della Conferenza Stato-Regioni e il commissario per l'emergenza Covid, per arrivare ad un protocollo d'intesa «con noi medici di famiglia si è fermato - continua - C'era da definire la parte del finanziamento, non previsto dalla Finanziaria su questo punto. Con la crisi di Governo la discussione si è fermata».
Al momento quindi alcune regioni hanno siglato degli accordi con le rappresentanze della Fimmg a livello locale. Oltre alla Lombardia, «ci sono il Piemonte e si stanno chiudendo degli accordi in Val d'Aosta e Toscana. Ma il rischio - riflette Scotti - è che le Regioni più ricche facciano gli accordi con i medici di famiglia, garantendo la vaccinazione a più persone, mentre quelle più povere no». Tra l'altro, anche a livello di diffusione del virus, è bene che siano coinvolti i medici di famiglia, secondo Scotti, «perchè con i centri di vaccinazione di massa c'è un maggiore rischio di assembramenti e contatti. Più punti vaccinali ci sono, meglio è per ridurre i contatti». Un altro punto che bisognerà definire nel protocollo d'intesa con la medicina territoriale, conclude Scotti, è quello delle dosi: «Se anche potessimo avere noi tutti 43.000 medici di famiglia i 2 milioni di dosi che AstraZeneca consegnerà a febbraio, ciascun medico avrebbe 50 dosi da fare. Con questi numeri non si può parlare di una campagna di massa. È una maratona in cui dosare le energie, e ora bisogna proteggere i più vulnerabili».
Fonte Ansa