A settembre il sì ai vaccini aggiornati
L'Australia punta a somministrare la quarta dose addirittura ai trentenni. L'Ema, Agenzia europea per i medicinali, ha dato ieri una raccomandazione più equilibrata: «Anche le persone dai 60 anni e quelle vulnerabili di qualsiasi età dovrebbero ricevere una seconda dose booster, se i tassi di infezione aumentano, come stanno facendo» ha detto Marco Cavaleri, responsabile della strategia per i vaccini dell'Agenzia.
Fino a ieri il secondo richiamo (ovvero la quarta dose) era raccomandato dall'Ema alle persone con più di 80 anni. Ma quell'indicazione - accolta anche dall'Italia - era stata data dall'Agenzia di Amsterdam ad aprile, in tempi di curve calanti. Oggi la pandemia è rampante: secondo la Fondazione Gimbe i contagi sono aumentati del 55% in una settimana, i ricoveri ordinari del 33% e quelli in terapia intensiva del 36%. Anche ieri abbiamo avuto un numero alto di casi, 107mila. L'idea dell'Ema sarebbe far rientrare sotto all'ombrello dei vaccini anche la fascia d'età tra 60 e 79 anni, che in Italia include circa 13 milioni di persone.
Nonostante l'ondata alimentata da Omicron 4 e 5 che, secondo Cavaleri, «in Europa sostituiranno completamente le altre varianti entro fine luglio», le quarte dosi però non decollano neanche tra chi già ne avrebbe diritto. Domenica sera il secondo richiamo aveva raggiunto 1,27 milioni di italiani, il 28,8% della platea. Ieri ci si è faticosamente arrampicati a quota 1,3 milioni: il 29,5%. In frigo il nostro paese ha 3,5 milioni di dosi. E per settembre l'Ema preannuncia l'approvazione del vaccino nuovo, aggiornato contro la variante Omicron, oltre all'arrivo delle fiale "baby" per i bambini da 6 mesi a 6 anni.
Se i vaccini attuali sono stati messi a punto nel 2020 in base al virus di Wuhan, quelli nuovi sotto alla lente dell'Ema usano come modello anche Omicron 1, variante che con tutta probabilità non esisterà più quando le fiale saranno pronte. Negli Stati Uniti la Food and drug administration ha chiesto alle aziende produttrici di mettersi subito al lavoro su un vaccino aggiornato contro Omicron 4 e 5 (le due varianti, dal punto di vista dei vaccini, sono equivalenti perché hanno la stessa proteina spike). Le prime fiale esistono già, ma non hanno fatto in tempo a iniziare le sperimentazioni sull'uomo.
Cavaleri ha spiegato in modo schietto lo scenario in cui ci muoviamo: «Possiamo aspettare i test e i dati del vaccino aggiornato a Omicron 4 e 5, ma non faremmo in tempo per le campagne di vaccinazione pianificate dai governi in autunno. Né potremmo mai essere certi che al momento dell'arrivo di quel vaccino Omicron 4 e 5 siano ancora in circolazione». Inseguire l'ultima variante non è realistico. «Il virus è un bersaglio mobile. Non avremo mai un vaccino che corrisponde esattamente alla variante in circolazione in un dato momento». I vaccini impostati su Omicron 1, in ogni caso, ci permettono di avanzare di parecchie caselle nella rincorsa al coronavirus.
«Secondo i dati preliminari degli studi clinici - spiega Cavaleri - i vaccini bivalenti a Rna che combinano due ceppi di Sars-Cov2, uno dei quali è Omicron, sembrano offrire una risposta immunitaria più ampia». I vaccini a Rna sono Moderna e Pfizer/BioNtech, i due candidati all'approvazione dell'Ema in autunno. Bivalenti vuol dire che si basano su due ceppi del virus: metà dose è impostata sul virus di Wuhan, come il vaccino attuale, metà su Omicron 1.
Questa combinazione, sostengono i dati dei test delle aziende, protegge nettamente meglio del vaccino di oggi. L'Ema vaglierà questi risultati, in particolare quanti anticorpi neutralizzanti vengono prodotti dall'organismo. «Abbiamo tutti i sentieri aperti di fronte a noi» ha detto Cavaleri. «A settembre valuteremo l'opzione migliore». E per il futuro «useremo una strategia simile all'influenza, che non prevede nuovi test clinici a ogni aggiornamento». I vaccini per l'influenza vengono semplicemente adeguati ogni anno in base ai ceppi di cui si prevede la circolazione.
Fonte: LA REPUBBLICA